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Formare la Generazione Z: la sfida di Arci Servizio Civile aps

50-4Il 16 e 17 giugno scorso a Roma, Arci Servizio Civile aps – la più grande organizzazione di scopo che si occupa in Italia di servizio civile – ha organizzato due giorni di aggiornamento dedicati ai propri formatori. «Per questo nuovo appuntamento con i formatori di ASC aps– ci dice Paola Santoro, Responsabile didattico ASC nazionale aps – abbiamo sentito la necessità di capire come relazionarci con i ragazzi della Generazione Z, conoscere meglio le loro fragilità e approfondire i loro punti di forza. Da un lato la fragilità delle nuove generazioni è sempre più evidente, dall’altro lo spazio informale della formazione generale del servizio civile diventa luogo ideale per esprimersi con libertà: queste due premesse ci impegnano, come formatori, ad avere un approccio più consapevole verso i giovani operatori volontari».


«Noi formatori incontriamo i giovani della Generazione Z in un momento particolare delle loro vite e spesso la formazione e il servizio civile diventano occasioni per riflettere sulle proprie individualità in relazione alla complessità di della realtà circostante - aggiunge Santoro, - per questo abbiamo chiesto a due esperti come Monica de Luca, componente dello Studio APS e assistente della cattedra “psicologia di comunità” del corso di Laurea magistrale in Psicologia Clinica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Aldo Manuali, pedagogista e Giudice onorario presso il Tribunale dei Minorenni di Perugia, di aiutarci a capire come assumere questa responsabilità e come trovare modi efficaci per gestirla». «La formazione che si svolge nel servizio civile non aggiunge contenuti al percorso scolastico, né è specifica per l’avvio a una professione. Ha però tre caratteristiche positive: l’età adulta dei ragazzi e la maggiore consapevolezza dei volontari, la mancanza di esami che orientano l’apprendimento al mero ottenimento di un certificato, la possibilità di integrare per un intero anno i contenuti e riflessioni dell’aula con le attività del progetto.
Questo cambia l’obiettivo dei formatori del servizio civile, che si sposta su un fronte diverso. In questi due giorni, quindi, abbiamo messo in discussione il nostro ruolo, riflettendo sulla postura da adottare quando incontriamo i giovani. Vogliamo diventare adulti-formatori che riconoscono le difficoltà e le fragilità generazionali e che, assieme a questi ragazzi, costruiscono un percorso che porta a una nuova generazione di cittadini attivi e consapevoli», continua Paola Santoro di ASC aps.
Come spiega proprio ASC aps sul suo sito “nel 2020 abbiamo accolto la sfida proposta dalla pandemia per realizzare una formazione di qualità ed altamente interattiva, sia in presenza che attraverso il monitor. Parallelamente, abbiamo portato in aula temi centrali nella crescita della generazione Z, come ‘hate speech e fake news’ o la ‘giustizia ambientale’. In questo modo è diventato più semplice evidenziare il collegamento tra servizio civile e vita civile. Oggi la sfida che abbiamo scelto è stata più profonda e affonda le radici in quella complessità e nel disagio che abbiamo intravisto nei giovani che incontriamo”.
«Sarebbe auspicabile che queste riflessioni facessero parte di tutto il sistema del SCU, reso capace di ascoltare i giovani senza pregiudizi, sostenendoli e facendoli sentire utili. Sarebbe un enorme trasformazione nel interpretare il servizio civile come fucina delle generazioni di domani e offrirebbe coerenza a questo strumento. Da parte loro, i ragazzi cercano sempre di più la coerenza tra le parole sentite e le azioni realizzate e questo nuovo approccio rafforzerebbe il legame tra quest’esperienza e la vita civile a cui andranno incontro», conclude Santoro.

luglio 7, 2023 nella Esperienze, Storia del SC | Permalink

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