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Riforma servizio civile, novità su ruolo Stato e apertura agli stranieri

Logo_riformaContinua nella Commissione Affari costituzionali del Senato l'approvazione degli articoli e degli emendamenti della Legge delega di riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e del Servizio civile universale (A.S. 1870), che dovrebbe arrivare in aula a Palazzo Madama il 16 marzo prossimo. Nei giorni scorsi in particolare è stato approvato, con l'accoglimento di alcuni emendamenti, l'art. 8  [PDF] che riforma il servizio civile nazionale. Tra le novità l'apertura esplicita ai giovani stranieri, uno status dei giovani volontari più definito, la possibilità di ridurre la durata dei progetti ad 8 mesi ed una "governance" più chiara assegnata in via principale allo Stato. Tra i primi a commentare l'approvazione dell'articolo Licio Palazzini, Presidente di Arci Servizio Civile e della CNESC, che in una intervista a "L'Indro" sottolinea come «l’art. 8, essendo collocato in un Disegno di Legge Delega fa un passo in avanti, ma che richiede poi deliberazioni di dettaglio sui vari argomenti. Dice che il livello lo Stato dovrà avere maggiori compiti rispetto ad oggi e che dovrà avere una maggiore funzione di indirizzo unitario delle varie attività. Dopo di ché, quando si arriverà a scrivere i decreti, emergeranno i dettagli. Con questo articolo si introduce il principio che tutti i giovani che fanno richiesta di svolgere il servizio civile hanno il diritto di farlo. Ad oggi non è così. Lo Stato, come accadeva ai tempi della leva obbligatoria, dovrà stanziare le risorse sulla base del numero di domande che arrivano».

«Inoltre - prosegue Palazzini -, la progettazione potrebbe avere una durata non più annuale, ma triennale, dando la possibilità alle organizzazioni e ai Comuni di dedicare un anno alla progettazione e gli altri due anni saranno impiegati per portare a termine il programma di Servizio Civile. Un aspetto che darà ampio respiro e continuità al progetto, curando la qualità dei servizi offerti affinché i giovani abbiano anche una prospettiva futura». «L’altro aspetto positivo è che con questa riforma dovrebbe essere favorita la capacità di integrare le attività. Tenga presente che, ad oggi, un’organizzazione che realizza un progetto con i giovani per un centro di aggregazione giovanile, non può integrare quel progetto con un altro sugli anziani perché entrambi appartengono ad ambiti diversi. Il sistema di progettazione attuale mira a frammentare e a rendere tutto diviso, con risultati scarsissimi anche dal punto di vista della soddisfazione dei giovani», conclude il presidente della Conferenza nazionale degli enti di servizio civile. «“La prospettiva delineata nell’art. 8 permette di predisporre le risorse e le condizioni perché tutti i giovani che desiderano fare il Servizio Civile possano farlo. Oggi abbiamo una crescita molto importante. Tra il 2014 e il 2015 siamo arrivati a circa 50.000 giovani in avvio di servizio. Occorre dare una stabilità e una continuità ai finanziamenti in modo che il principio contenuto in quell’articolo, non rimanga astratto ma che diventi un’opportunità concreta. Opportunità per consentire al giovane di fare un servizio alla comunità, di maturare una formazione all’impegno civico volontario e per acquisire competenze che gli potranno servire per il successivo percorso formativo e lavorativo», sostiene Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

marzo 11, 2016 nella Normativa e progetti, Regioni, Riforma SC, Storia del SC | Permalink

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