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Cipriani (Caritas) risponde a Bobba: "Identità servizio civile rimane nodo della riforma"
Dopo l'articolo sul numero di maggio di "Italia Caritas" e la replica ospitata su questo blog del Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, on. Luigi Bobba, continua il confronto sulla riforma del servizio civile con le precisazioni di Diego Cipriani, capo Ufficio Promozione umana di Caritas Italiana. Nella sua replica, leggibile qui integralmente [PDF], Cipriani ricorda come le critiche alla riforma del servizio civile, definita “confusa e riduttiva”, siano state condivise in questi mesi con la CNESC (Conferenza nazionale enti di servizio civile), di cui Caritas Italiana fa parte. Il nodo principale per Cipriani, che cita proprio le recenti dichiarazioni della CNESC, rimane quello dell'identità del servizio civile.
«La legge attualmente in vigore - ricorda - mette sullo stesso piano tutte e cinque le finalità fissate dall’articolo 1: la difesa della patria, la solidarietà sociale, la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, la salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, la formazione dei giovani. Alla luce di quasi 15 anni di applicazione di questa legge, riteniamo che questa “pari dignità” tra le finalità del servizio civile non ha fatto bene al servizio civile ed è stata fonte di conflitti (in primis tra Stato e Regioni) e di derive “culturali” su ciò che sta dietro il concetto di “servizio civile”». «Ci saremmo dunque attesi - prosegue Cipriani - che una riforma legislativa avesse per prima cosa cercato di risolvere questa situazione, ad esempio distinguendo tra principi e finalità da un lato (che per noi sono la difesa della patria attraverso modalità di difesa civile non armata e nonviolenta, alternativa alla difesa militare) e attività del servizio civile dall’altro (la cittadinanza italiana ed europea, la coesione e l'integrazione sociali, la legalità, la partecipazione, la pace, l’aiuto umanitario e di cooperazione internazionale, la difesa del patrimonio culturale, ambientale, storico e artistico della nazione, ecc.). Non avendo né introdotto questa gerarchia né abrogata la legge 64, riteniamo che la riforma approvata, lungi dall’eliminare i conflitti e dall’evitare le derive di cui sopra, complicherà il quadro complessivo». Sugli altri punti del confronto come il servizio civile all'estero, l'apertura agli stranieri e i nuvoi fondi, il capo Ufficio Promozione umana di Caritas Italiana ricorda le varie puntualizzazioni espresse più volte di recente dalla CNESC, citate anche nell'articolo originale, e poi conclude: «Sono d’accordo con Lei nel ritenere che “il testo [della riforma] può essere migliorato”. È quello che chiedono la Caritas e la Cnesc».maggio 19, 2015 nella Giovani e rappresentanza, Normativa e progetti, Regioni, Riforma SC, Servizio civile e stranieri, Storia del SC | Permalink
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