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Consulta servizio civile e Comitato: voci pro e contro
Del Comitato per la Difesa civile non armata e nonviolenta (DCNAN) «nessuno sentirà la mancanza» e la
Consulta nazionale del servizio civile è stato «un organismo di partecipazione di pochi», dove la stragrande
maggioranza degli enti «non si sentivano rappresentati». E' questo il commento tranchant nella sua rubrica su
"Vita.it" di Claudio Di Blasi, Presidente di Associazione Mosaico, ente di servizio civile
della Lombardia. Ma proprio l'ex Presidente del Comitato DCNAN, Pierluigi Consorti, non ci sta e replica: «la sua cancellazione
non è questione di soldi, ma di volontà politica e culturale».
La
soppressione di questi due organismi di rappresentanza, stabilita dall'ultimo decreto del Governo
sulla "spending review" aveva suscitato le proteste dei giovani volontari e dei maggiori enti nazionali di
servzio civile, ma per
Di Blasi non sembra trattarsi di una grave perdita. «I rappresentanti degli enti di
servizio civile nella Consulta -
accusa il Presidente dell'ente lombardo - sono sempre stati nominati dal
componente del Governo che aveva la delega al servizio civile, e sono sempre stati scelti tra i
rappresentanti degli enti a dimensione nazionale, che sono poco più di un centinaio su un totale di 3.581».
Per
Di Blasi «quando un organismo di partecipazione diviene nella realtà un organismo di partecipazione di
pochi, e guarda caso quei pochi sono anche i più “robusti”, capita che la sua esistenza non interessi più di
tanto alla massa dei tapini». Poi prosegue: «E ad essere sinceri, il Comitato DCNAN nel suo vocabolario non
contemplava il verbo “realizzare”. Dal febbraio 2004, data della sua istituzione, ad oggi mi risulta abbia
prodotto un documentino di 20 pagine, un paio di seminari ed un progetto di servizio civile sperimentale che
ha coinvolto 4 o 5 volontari: davvero pochino, ne converrete». Per
Di Blasi quindi «del Comitato DCNAN nessuno
sentirà la mancanza, anche perché sono stati pochissimi ad accorgersi della sua esistenza. «Non convengo sul
fatto che sia stato fatto pochino -
replica Consorti -. Se qualcuno avesse la voglia di leggere
i documenti prodotti o di raccogliere i frutti prima che marciscano, troverebbe molti spunti per rivitalizzare il Servizio civile nazionale. Altrove, ad esempio in Francia e in Germania, o negli USA, ma anche in Argentina, Sud Africa e Nuova Zelanda, fioriscono esperienze significative dalle quali potremmo imparare e alle quali potremmo dare un contributo in termini di crescita». «Il risultato operativo più importante raggiunto dal Comitato - prosegue - è stato a mio avviso il “
Progetto sperimentale di Dcnan all’estero”, ora in fase conclusiva. Purtroppo le disponibilità economiche – reperite proprio dagli avanzi di spese non fatte – hanno reso possibile l’approvazione di un solo progetto per soli 6 “volontari” (meglio poco che niente). Avremmo dovuto/voluto monitorare il progetto passo passo, valutarlo, verificarlo, correggerlo, approfondirlo. Sarebbe stata l’occasione di valorizzare un primo atto istituzionale nella direzione della Dcnan all’estero, ripetibile anche in contesti ad alta conflittualità in Italia. I giovani sono partiti ad ottobre, a dicembre il Comitato è scaduto. L’occasione è stata persa (mi auguro che qualcuno provvederà altrimenti)». Piuttosto, scrive l'ex Presidente del Comitato DCNAN, «speriamo che nessuno in futuro sia costretto a non avvertire la mancanza del servizio civile nazionale. Ogni
volta che proporranno interventi armati all’estero o spiegamenti di polizia contro i manifestanti ci sorgerà
il dubbio che avremmo potuto prevenire. Ogni volta che ci troveremo ad affrontare un conflitto con i soli
strumenti dell’emergenza, saremo presi dal senso di colpa per non averci pensato per tempo. In prospettiva
possiamo fare a meno del Comitato, ma non di una coerente ed efficiente cultura nonviolenta della gestione
dei conflitti. Di questa assenza già sentiamo la mancanza».
settembre 7, 2012 nella Esperienze, Normativa e progetti, Storia del SC | Permalink
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